Zero-day in Chrome: ancora una volta il browser nel mirino, e la risposta è patch immediata

A metà settembre Google ha distribuito un aggiornamento d’emergenza per Chrome dopo la scoperta di una vulnerabilità di alto profilo nel motore V8 di JavaScript e WebAssembly, classificata come CVE-2025-10585.

Si tratta di un difetto di type confusion che, nelle mani giuste, permette di corrompere la memoria del browser e potenzialmente eseguire codice arbitrario sulla macchina della vittima. Google ha confermato che esiste un exploit in circolazione, motivo per cui la patch non è rimandabile.

Perché V8 conta: dal cuore del browser al rischio di sandbox escape

Il fatto che il bug riguardi V8 non è un dettaglio marginale: V8 è il cuore con cui Chrome esegue JavaScript e WebAssembly e un suo compromesso apre la porta a scenari di sandbox escape, ovvero la possibilità per un attaccante di scavalcare le protezioni che dovrebbero confinare il codice malevolo all’interno del browser. Per questo Google ha scelto il rilascio immediato della versione stabile e ha limitato temporaneamente l’accesso ai dettagli tecnici dell’exploit, pratica ormai consolidata per ridurre la finestra d’abuso fino a quando una porzione significativa degli utenti non sarà aggiornata.

l trend che preoccupa: sesto zero-day Chrome del 2025

Quello che dovrebbe preoccupare i CISO non è solo la natura tecnica della falla, ma il trend che la circostanza conferma. CVE-2025-10585 è infatti il sesto zero-day per Chrome emerso e corretto nel corso del 2025, segnale di una pressione continua da parte di attori che ricercano e sfruttano vulnerabilità nel software più diffuso al mondo. La frequenza con cui emergono exploit reali contro Chrome sottolinea come il browser non sia più solo uno strumento di produttività, ma anche un vettore primario per l’intrusione iniziale.

Cosa fare? Aggiornare immediatamente. Le organizzazioni devono assicurarsi che le policy di update automatico siano attivate, verificare le versioni installate sui dispositivi gestiti e orchestrare una patching campaign rapida per i sistemi più critici. Per le realtà con asset eterogenei o con dipendenze che richiedono validazioni preventive, una misurazione del rischio (asset criticality, exposure, presenza di remote working) aiuterà a definire l’ordine degli aggiornamenti; ma rimandare l’aggiornamento su larga scala espone a rischi concreti, perché Google ha esplicitamente dichiarato di essere a conoscenza di exploit attivi.

Difesa multilivello: hardening, monitoraggio, isolamento

Sul piano strategico, la ricorrenza di zero-day in componenti centrali come V8 fa emergere due riflessioni. La prima è che la tradizionale separazione tra “difesa perimetrale” ed “endpoint” non è più sufficiente: un’azienda può avere firewall e email filter eccellenti e restare comunque vulnerabile se il browser dei suoi utenti è compromesso. La seconda è che le misure di mitigazione devono essere multilivello: patching tempestivo, hardening dei browser (policy che limitino estensioni e feature non necessarie), monitoraggio delle attività sospette e, dove possibile, l’uso di isolamento del browser per sessioni ad alto rischio. Strumenti EDR/EDR-equivalenti che correlano anomalie del processo browser con attività anomale a livello di sistema restano essenziali per rilevare exploit che riescono a superare il primo ostacolo.

Processi e coordinamento: playbook e rollout via MDM

Infine, non va sottovalutata la componente organizzativa: una risposta efficace a un zero-day richiede playbook aggiornati, comunicazioni interne chiare e, per le grandi realtà, la capacità di coordinare rollout via MDM/CMDB per ridurre il time-to-patch. Nel frattempo, le aziende dovrebbero considerare l’introduzione o l’estensione di controlli proattivi come il browser isolation per utenti ad alto rischio e la gestione centralizzata delle estensioni. L’evento di queste settimane è un promemoria: in un ecosistema dove le superfici d’attacco evolvono rapidamente, la resilienza non nasce dall’unica patch, ma da processi e difese che la supportino.

Google ha reso disponibili le build corrette e sta limitando la divulgazione dei dettagli fino a quando l’aggiornamento non sarà stato distribuito. Per i team di security la priorità è chiara: verificare lo stato dei browser nella propria organizzazione e applicare l’update immediatamente, perché quando un exploit è “in the wild” il tempo non gioca a nostro favore.

Alex Semenzato

Alex Semenzato

Security Architect

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