Addio VPN: benvenuto accesso Zero Trust

Per anni le reti private virtuali (VPN) hanno rappresentato la principale soluzione per garantire l’accesso remoto sicuro alle risorse aziendali.

Un modello che ha funzionato in un contesto in cui la maggior parte dei dipendenti lavorava da ufficio, da dispositivi aziendali e su reti controllate. Ma oggi, in un mondo in cui il lavoro è sempre più ibrido e i confini dell’azienda sono sfumati, quel modello mostra evidenti segni di inadeguatezza.

Oggi le aziende devono far fronte a un panorama di minacce in continua evoluzione, in cui gli attacchi non si fermano più ai confini della rete. Di conseguenza, il concetto stesso di “fiducia implicita” su cui si basa la VPN tradizionale risulta obsoleto. Una volta connesso, l’utente ha accesso a porzioni estese della rete aziendale, il che rende estremamente difficile limitare o controllare comportamenti anomali, soprattutto in caso di credenziali compromesse.

È proprio in questo scenario che si afferma un nuovo paradigma: lo Zero Trust Network Access (ZTNA), un modello di accesso che elimina la fiducia predefinita e si fonda su verifiche continue dell’identità, del dispositivo e del contesto di ogni richiesta. Microsoft propone un approccio particolarmente innovativo in questa direzione, basato su Microsoft Entra, la piattaforma di gestione delle identità che consente di implementare un accesso sicuro, flessibile e soprattutto più adatto all’era digitale.

L’identità al centro del nuovo modello di sicurezza

Il modello identity-centric promosso da Microsoft pone l’identità dell’utente – e non più la rete – al centro delle decisioni di accesso. Ciò significa che ogni richiesta viene valutata in tempo reale in base a chi la sta facendo, da quale dispositivo, in quale condizione e per accedere a quali risorse.

Questo approccio consente di superare le logiche binarie tipiche delle VPN (accesso sì o no) e di introdurre controlli dinamici, come l’autenticazione multifattore, le policy di accesso condizionale o la verifica dello stato di conformità del dispositivo.

In pratica, anziché aprire un tunnel indistinto verso la rete aziendale, il modello Zero Trust permette di autorizzare l’accesso soltanto alle risorse specifiche di cui l’utente ha bisogno, riducendo significativamente la superficie di attacco e il rischio di movimento laterale da parte di potenziali attaccanti.

Un cambiamento che migliora anche l’esperienza utente

Non si tratta solo di maggiore sicurezza. Il passaggio a un modello Zero Trust basato sull’identità offre anche vantaggi in termini di usabilità e gestione. Gli utenti non devono più configurare client VPN, attendere la connessione o affrontare rallentamenti legati al traffico criptato. L’accesso avviene in modo trasparente e fluido, direttamente dal browser o da applicazioni integrate, con un’esperienza coerente su dispositivi aziendali e personali.

Dal punto di vista IT, la gestione diventa più semplice: non servono più interventi manuali per aggiornare i client o configurare tunnel per ogni tipo di accesso. Tutto è centralizzato, gestito tramite policy e integrato con gli strumenti già presenti nell’ecosistema Microsoft, come Microsoft 365, Intune e Defender for Endpoint.

Il futuro dell’accesso aziendale è già qui

Sostituire le VPN tradizionali non è più una questione di “se”, ma di “quando”. Le organizzazioni che vogliono garantire continuità operativa, protezione proattiva e un’esperienza utente fluida devono iniziare a ripensare il modo in cui gestiscono gli accessi.

Microsoft Entra rappresenta una delle soluzioni più avanzate in questo ambito, con funzionalità pensate per adattarsi a contesti aziendali di ogni dimensione. L’adozione di un approccio Zero Trust non richiede una rivoluzione immediata, ma può avvenire per gradi, partendo dall’implementazione di accessi condizionali e MFA, fino ad arrivare a un vero modello di accesso adattivo e contestuale.

Per le aziende, il messaggio è chiaro: abbandonare la logica della VPN non significa rinunciare alla sicurezza, ma rafforzarla. Con un vantaggio in più: rendere il lavoro da remoto – e non solo – più semplice, efficiente e sostenibile.

Stefano Papaleo

Stefano Papaleo

CTO - Chief Technology Officer

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