Infrastrutture tradizionali on-premises, cloud pubblici hyperscaler, piattaforme SaaS o ambienti ibridi, alimentano in maniera esponenziale le minacce informatiche costringendo le aziende a ripensare alle loro strategie di protezione e recupero dati per garantire la resilienza operativa.
Soddisfare infatti i requisiti di disaster recovery e business continuity è da tempo uno dei principali problemi; obiettivo oggi ancora più difficile da raggiungere poiché le aspettative dei clienti riguardo al tempo di attività e al recupero dei dati includono una tolleranza molto ridotta.
Gli strumenti disponibili per la protezione dei dati devono di conseguenza evolversi in molteplici dimensioni per tenere il passo con:
- Una protezione dei dati completa
- Un recupero affidabile dal ransomware
- Scalabilità, prestazioni e flessibilità
- Adozione sempre maggiore del cloud
Le PMI al centro degli attacchi informatici
Nonostante il pensiero comune, le PMI sono bersagli appetibili tanto quanto le grandi aziende quando si tratta di attacchi informartici. È infatti un errore pensare che non lo siano, quando in realtà si stima che l’85% degli attacchi ransomware sia rivolto proprio a loro e con conseguenze gravissime. Molte delle vittime, infatti, non dispongono di un piano di risposta agli incidenti e, chi ne ha uno, è troppe volte inadeguato o non testato a sufficienza. Si basti pensare che ben il 75% degli amministratori di backup ritiene necessaria una revisione del proprio sistema.
I criminali informatici sanno infatti che le piccole e medie imprese dispongono di risorse finanziarie e IT limitate e sfruttano questa vulnerabilità per estorcere denaro minacciando inoltre di divulgare informazioni aziendali sensibili.
Le conseguenze di queste situazioni sono molteplici:
Implicazioni finanziarie
Oltre al costo diretto del pagamento del riscatto, le PMI devono sostenere significative spese di recupero che comprendono la perdita di ricavi, l’ingaggio di specialisti in cybersecurity per identificare e rimuovere il ransomware, e le spese necessarie per migliorare la sicurezza. Il tutto senza però la garanzia di recuperare i dati criptati, con una media di oltre il 45% dei dati che rimane irrecuperabile.
Danno reputazionale
A seguito di un attacco ransomware, la fiducia di clienti e fornitori viene rapidamente compromessa, in quanto si sviluppa il sospetto, fondato, che l’azienda non abbia adottato adeguate misure di protezione dei dati, portando i clienti a sentirsi vulnerabili e a rivolgersi di conseguenza ad altri fornitori.
Conseguenze legali e normative
A seconda della giurisdizione e della gravità della violazione le aziende possono incorrere anche in gravi sanzioni da parte delle autorità regolatorie, che possono includere multe per non conformità o per mancanza di adeguata protezione dei dati, azioni legali collettive o individuali, e indagini regolatorie. Inoltre, l’obbligo di segnalare le violazioni e a notificare le parti potenzialmente interessate, aggrava ulteriormente l’impatto negativo sulla reputazione del brand.
Il ruolo del Managed Service Provider
Con l’aumento della complessità delle infrastrutture moderne, le PMI si trovano in difficoltà nel monitorare efficacemente le numerose minacce alla sicurezza informatica, soprattutto quando dispongono di un reparto IT limitato.
È quindi essenziale per loro affidarsi ai Managed Service Provider del territorio, che attraverso consulenze personalizzate, competenze specifiche, manutenzione e supporto assumono un ruolo strategico per l’azienda.
Il servizio di Managed Data Protection, attraverso un canone fisso mensile, ha l’obiettivo di offrire gestione completa e professionale dell’infrastruttura di backup e disaster recovery per garantire sicurezza, protezione e ripristino dei dati in caso di attacchi informatici, errori umani e catastrofi naturali.
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