Oggi, il vero campo di battaglia è la cybersicurezza, con minacce in continua evoluzione, pronte a sfruttare ogni vulnerabilità. Il carico di lavoro di un amministratore IT non si limita più a risolvere semplici problemi tecnici, ma deve destreggiarsi, ad esempio, tra:
- Monitoraggio costante delle reti, dispositivi e applicazioni per identificare segnali di compromissione.
- Gestione di patch e aggiornamenti software, per chiudere ogni porta d’ingresso a un attacco.
- Indagine di nuovi vettori di attacco, come ad esempio il Quishing (phishing tramite QR code falso), in cui i criminali manipolano i QR code per reindirizzare l’utente verso un sito malevolo, infettando dispositivi mobili con malware.
Inoltre, l’intelligenza artificiale (AI) è la nuova forza in gioco, la quale sta cambiando il paradigma storico del mondo del lavoro, portando incredibili vantaggi in termini di efficienza e automazione, ma nasconde anche un lato oscuro. I cybercriminali sfruttano l’AI per orchestrare attacchi a strascico, amplificando la portata degli attacchi su larga scala. Non si tratta più di attacchi mirati a singoli bersagli, ma di vere e proprie reti-trappola che catturano un ampio spettro di aziende, mietendo circa l’8% di vittime.
Sicurezza nativa e by design: un approccio proattivo
Per rispondere efficacemente a queste sfide, è necessario adottare un approccio proattivo alla sicurezza informatica, anziché limitarsi a reagire agli incidenti quando accadono. Questo significa adottare una strategia di zero trust.
È naturale pensare che, quando acquistiamo un prodotto, sia progettato per garantire la nostra sicurezza durante l’utilizzo. Che si tratti di un elettrodomestico per la casa, un’automobile, o persino di un dispositivo tecnologico come uno smartphone, ci aspettiamo che la sicurezza sia una componente intrinseca del design. Nessuno di noi comprerebbe un’auto senza freni o uno smartphone senza la protezione attraverso una password. Quindi, perché questa stessa attenzione non si applica automaticamente al nostro sistema informatico?
Molto spesso, nel mondo IT, la sicurezza viene percepita come un’aggiunta post-progettazione, qualcosa da considerare solo dopo che il sistema è stato implementato. Tuttavia, la crescente complessità delle infrastrutture IT e la molteplicità delle minacce informatiche moderne rendono questo approccio obsoleto e pericoloso. La sicurezza informatica ormai deve essere integrata by design in ogni componente dell’infrastruttura IT. Questo significa che sin dal primo momento in cui viene progettato un sistema IT, ogni aspetto della sua sicurezza, dalla protezione dei dati al controllo degli accessi, deve essere parte integrante del suo funzionamento.
Per molte aziende, garantire che la sicurezza venga considerata in ogni fase del ciclo di vita dell’infrastruttura IT può essere complesso e costoso. Affidarsi a servizi gestiti permette alle aziende di garantire che la sicurezza venga considerata in ogni fase, senza doverla “aggiungere” in un secondo momento. Solo un’infrastruttura progettata per essere sicura dall’inizio può resistere alle minacce moderne senza compromettere il core business dell’azienda.
L’intervista a Marshall McLuhan: una visione dal passato ma ancora attuale
Nel 1969, Marshall McLuhan, il celebre filosofo e teorico della comunicazione, parlava già dell’importanza di abbracciare la tecnologia. Mc Luhan parla dell’ “aggressione e vendetta di una cultura morente nei confronti del suo successore” riferendosi alla società del ‘900, che cerca disperatamente di fare ancora presa su quella del nuovo millennio, che ormai abbraccia un nuovo paradigma tecnologico. McLuhan intuì che l’evoluzione tecnologica avrebbe radicalmente cambiato il nostro modo di vivere e di lavorare e se torniamo al tema dell’AI e al suo impatto sul business, è evidente che le sue previsioni erano straordinariamente accurate.
Oggi, più che mai, abbracciare l’innovazione è essenziale. L’AI sta trasformando i processi aziendali, dalla produttività interna all’ottimizzazione delle decisioni. Tuttavia, questa tecnologia porta con sé nuove sfide in termini di sicurezza. Come suggerito da McLuhan, è giusto accogliere queste innovazioni, ma dobbiamo anche proteggere le nostre infrastrutture da potenziali rischi derivanti dall’AI stessa.
L’intelligenza artificiale: la chiave per il futuro, con le giuste precauzioni
Secondo un recente sondaggio condotto da EY, l’88% delle aziende che investono in AI stanno già vedendo un ritorno positivo, specialmente in termini di efficienza operativa e produttività dei dipendenti. Tuttavia, molti leader aziendali sottovalutano l’importanza di una corretta infrastruttura di supporto. Adottare l’AI non significa semplicemente integrare una tecnologia: significa adattarsi a un nuovo paradigma e rivedere l’intero ecosistema aziendale per garantire protezione dell’IT e che ogni processo sia resiliente agli attacchi esterni. Solamente il 34% delle aziende ha allineato la propria strategia AI agli obiettivi di business, e il rischio di rimanere indietro è alto. In un mercato che premia l’innovazione, è essenziale che le aziende facciano i giusti investimenti in AI, integrando al contempo le misure di sicurezza necessarie.
Se un’infrastruttura IT viene progettata per essere sicura, resiliente e snella, l’AI può diventare un asset strategico per far evolvere il business e ottenere un vantaggio competitivo. Ma, proprio come per ogni tecnologia potente, l’adozione deve essere accompagnata da una solida strategia di protezione, per evitare che ciò che ci offre grandi opportunità diventi anche il nostro più grande punto debole.